sabato 4 maggio 2013

E' colpa dello Stato o facile vittimismo?

In questi giorni è esplosa forte l'avversione nei confronti dello Stato, nei confronti della classe politica di questo paese.
A partire dall'evento che ha visto tristemente protagonista uno squilibrato (Preiti) e due carabinieri durante il giuramento del Governo Letta domenica 28 aprile scorso, molti hanno cercato la giustificazione di quel gesto nell'assenza dello Stato. 
Il 1 maggio scorso, un muratore di Albanella, comune in provincia di Salerno, si è suicidato a causa della perdita del lavoro. I familiari hanno fatto scrivere sul manifesto "Da parte della famiglia Carrano: tutto questo a causa dello Stato. Grazie".
Domani potrà accadere che qualcuno tenterà di giustificare i femminicidi di questi giorni come esplosione repressa della rabbia sociale nei confronti dello Stato che si manifesta ai danni del soggetto più debole.
Quanti, in questi giorni, pur condannando i tragici eventi del giorno del giuramento del governo Letta, hanno tentato di ricercare le ragioni, se ce ne sono, per le quali è maturata l'intenzione di Preiti di commettere quel gesto efferato, sono stati oggetto di fortissime critiche. E' stato evocato il giustificazionismo del periodo brigatista da parte di pezzi del Partito Comunista.

Lo dico con chiarezza. Non esistono giustificazioni alla violenza. Non possono esistere. Gli inquirenti devono agire con durezza nei confronti di questi soggetti per evitare che si ripetano altri gesti folli. Ma la politica deve analizzarne le ragioni. Se ci sono, deve rimuoverne le cause. Deve, soprattutto, agire con politiche che rimuovano il senso di abbandono e frustrazione che ha colpito tantissimi cittadini di questo paese. E' in questa parte di società che, ahimè, si trovano focolai di giustificazione degli atti compiuti da quello squilibrato.
Però una cosa va detta. Poco di moda. E' facile prendersela con lo Stato. Inveire contro la classe politica che, egoista, vive al di sopra di tutto e di tutti. Ma lo Stato siamo noi.
Lo Stato è chi paga le tasse e chi non le paga perché non le vuole pagare.
Lo Stato è chi fa la raccolta differenziata e chi abbandona rifiuti in strada.
Lo Stato è chi rispetta la legge e chi delinque.
Lo Stato è chi vota e chi non vota.
Lo Stato è chi nel votare cerca la persona perbene e chi nel votare cerca la persona che più può servire al suo scopo, anche se illecito.
Lo Stato è chi rispetta la legge e chi non la rispetta.

Per queste ragioni la classe politica, che per le elezioni politiche non possiamo neanche selezionare per colpa di una legge barbara, rappresenta tutti noi. Nel bene e nel male.
Molto spesso alla base di questi suicidi o fatti di cronaca ci sono fallimenti personali, scelte familiari sbagliate, eventi tragici, abitudini dissennate.
E' troppo facile scaricare le responsabilità sugli altri. Su questa entità astratta che è lo Stato.
Voglio portare qualche esempio a supporto di questa tesi.
Siamo a Cervino, una cittadina in provincia di Caserta di circa 5000 abitanti. Si vota per il candidato sindaco del Comune. Si ripresenta il sindaco uscente, eletto a maggioranza quattro anni prima. Nel suo primo mandato, tra le varie cose, si è distinto per la scarsa trasparenza amministrativa e per aver fatto un concorso pubblico per un solo posto di vigile urbano vinto dal figlio. Una cosa che in un paese normale non poteva neanche essere pensata e che, qualora fosse avvenuta, avrebbe scatenato magistratura, consiglieri comunali di maggioranza e cittadinanza. E che, comunque, di fronte alla sordità dell'amministrazione avrebbe dovuto trovare sfogo nelle urne. Invece, il sindaco uscente rivince le elezioni comunali passando da meno del 40% di quattro anni prima al 52,5%.  Se chiedevi agli elettori perché lo rivotavano nonostante tutto, queste erano le spiegazioni più usate: "Io al posto suo avrei fatto lo stesso per mio figlio disoccupato"; "Ora può fare il bene del paese perché non ha più nessuno da sistemare". Siamo nel 2004 e l'economia italia è ancora florida. Qualche anno dopo questo sindaco sarà vittima di un efferatissimo delitto. Siamo al sud, risponderebbe qualcuno.
Siamo nel Lazio e siamo nel marzo del 2010. Colui che sarebbe diventato presidente del consiglio regionale viene eletto nelle liste del PDL con 22.553 preferenze su 103.131 voti di lista in provincia di Frosinone. Il consiglio regionale del Lazio alla fine del 2012 sarà travolto dagli scandali che porteranno la presidente Polverino alle dimissioni. Famosi gli arresti di Maruccio (Italia dei Valori) e di Fiorito (Popolo delle Libertà). In particolare quest'ultimo, sullo scandalo dei fondi Pdl, dichiarerà che del 'Sistema Lazio' è stato "dominus", garante e architetto, il presidente dell'Assemblea regionale. Nel febbraio di quest'anno quello stesso esponente politico, nonostante lo scandalo in cui è stato coinvolto e sul quale pende un'indagine della magistratura (e per cui ogni cittadino è innocente fino a prova contraria), sarà premiato dagli elettori della provincia di Frosinone con 15.469 preferenze su 73.104 voti al PDL. Risulterà il primo ed unico eletto nella provincia di Frosinone del partito. Sarà poi designato come grande elettore del Lazio per parte della minoranza consiliare. 
Siamo in Lombardia, dopo 20 anni di governo entra in crisi la gestione regionale Formigoni/Lega a causa dei numerosi scandali che hanno colpito i consiglieri regionali ed i componenti del governo regionale, a partire dal presidente. Una serie di scandali che hanno visto protagonisti, con diverse gradazioni, esponenti di quasi tutti i gruppi consiliari. Ma, com'è ovvio, hanno colpito principalmente i partiti di governo con particolare riferimento alla Lega. Nel febbraio scorso i cittadini lombardi confermano a maggioranza con il proprio voto lo stesso asse politico che aveva guidato la regione nei 20 anni precedenti cambiando soltanto il timoniere.
Con questi esempi, se ne potrebbero fare tantissimi altri, voglio testimoniare che la maggioranza di questo paese vive in questo sistema e di questo sistema. Quando si vota   una larga fetta della popolazione, spesso in maggioranza, dimostra di non voler cambiare le cose. Si tende troppo facilmente a giudicare gli altri ed a richiedere loro una moralità che non si dimostra di avere in prima persona. Bisogna tornare, parlo di me, ad impegnarsi per cambiare le cose. A confrontarsi con la società nella quale si vive. L'impegno può essere espresso in tanti modi. Nel lavoro, nelle professioni, nell'impresa ed anche in politica. In poche parole l'impegno deve essere espresso in ogni atto quotidiano. Solo così, mettendo da parte un poco di egoismo, senza dare facili responsabilità allo Stato, si può migliorare la propria vita e quella di chi verrà.

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