sabato 4 maggio 2013

Le colpe del disastro sono chiare


Il disagio esiste ed è profondo. Qui al sud è ancora più avvilente. Non possono essere nascosti gli errori commessi in questi anni dalla classe dirigente politica, imprenditoriale e bancaria. Una classe dirigente che ha vissuto totalmente scollegata dalla stragrande maggioranza della popolazione. 
Penso al rapporto tra la paga media del lavoratore di un'azienda e quello del manager. Nel periodo del boom industriale questo rapporto era nell'ordine di 1 a 10. Oggi il rapporto è di 1 a 10.000. 
Giovedì scorso, seguendo la trasmissione "Servizio Pubblico" su La7, i cittadini di Rosarno in Calabria, nello snocciolare l'avversione nei confronti della classe politica, dichiaravano cifre impressionanti in riferimento alla paga dei politici. Chi parlava di 100.000 euro al mese. Chi di 3.000 euro al giorno. Numeri sballati rispetto alla realtà ma che illustrano chiaramente la percezione della distanza tra il "mondo reale", con i suoi disagi, ed il mondo politico, con i suoi privilegi.
A questo scollamento ha contribuito, in maniera non trascurabile, la legge elettorale esistente per l'elezione dei componenti delle due camere legislative (voluta da una maggioranza composta da Forza Italia, Lega Nord, Alleanza Nazionale e UDC nel 2006 a pochi mesi dalle elezioni politiche). I parlamentari, spesso neanche residenti nei territori in cui vengono candidati, non hanno bisogno di avere alcun legame con il territorio elettorale. Non è più necessario rendere conto agli elettori nel proprio collegio elettorale. Ecco perché la fiducia nei partiti è scesa al 4%.
Di tutta questa situazione bisogna trovare delle responsabilità, parlando chiaro. Dall'undici giugno 2001, giorno dell'insediamento del II governo Berlusconi, all'insediamento del governo Letta sono trascorsi circa 12 anni (4216 giorni). In questo periodo Berlusconi è stato primo ministro per 3070 giorni (pari al 72,82% del tempo). Il PDL (prima del 2008 esistevano Forza Italia ed Alleanza Nazionale) è stato in maggioranza anche durante il governo Monti (durato 529 giorni, considerando anche l'ordinaria amministrazione dopo le dimissioni intervenute nel dicembre del 2012) e, quindi, per 3599 giorni (pari al 85,37% del tempo). Il PD (prima del 2008 esistevano i Democratici di Sinistra e La Margherita) è stato al governo, con Prodi, dal 17/05/2006 al 24/01/2008, per 617 giorni (pari al 14,63% del tempo). Se consideriamo anche la partecipazione alla maggioranza di Monti i giorni al governo per il PD salgono a 1146 (pari al 27,18% del tempo). Questo tralasciando i rapporti di forza all'interno della maggioranza parlamentare del governo Monti. Il PDL aveva un gruppo parlamentare praticamente doppio rispetto a quello del PD.
Ci soffermiamo su questi 12 anni perché, notizia di qualche ora fa, l'economia italiana è arrivata ai livelli del 2001. Da questi numeri si può comprendere come le responsabilità non possono essere equamente distribuite. C'è un chiaro responsabile del disastro italiano.

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