giovedì 14 marzo 2013

Pensieri in libertà: Un partito con lo sguardo al futuro

In questi giorni, soprattutto dopo i risultati delle ultime elezioni politiche, si sta sviluppando in rete il dibattito sulle ragioni del deludente esito elettorale del Partito Democratico. Un dibattito, che in realtà, arrovella più gli elettori, tra cui il sottoscritto, che il gruppo dirigente.
Anzi, alcuni degli "spin doctor" della recente campagna elettorale del PD hanno candidamente dichiarato che l'esito infausto delle elezioni è stato la conseguenza della timidezza "ideologica" del partito che non avrebbe fatto proposte di sinistra. 
Chi dice questo, e lo dico della mia posizione di semplice elettore, non ha capito nulla di quello che vive la società italiana in quest'epoca o comunque ne vede solo una parte. Questi soloni dicono che "se c'era Renzi" il PD avrebbe guadagnato poco in termini percentuali e che, comunque, le politiche del lavoro di Renzi, quelle scritte da Ichino, se andiamo a leggere il magro risultato della Lista Monti, sono state bocciate dagli elettori.
Voglio aggiungere un'altra considerazione per smontare queste affermazioni, anche se basterebbe uscire dai palazzi della politica e parlare con le persone di questo paese per capirlo. La proposta "più di sinistra" all'interno della coalizione era rappresentata da SEL che ha raccolto 1.089.409 voti. Qualcuno potrebbe obiettare che la proposta di Vendola era "ingessata" in una coalizione in cui la linea politica era dettata dal PD. Se guardiamo fuori dalla coalizione, l'altra proposta marcatamente di sinistra era quella di Ingroia con Rivoluzione Civile e che ha raccolto 765.188 voti. Tra l'altro queste due proposte di "sinistra" hanno raccolto, sommate, 1.854.597 voti, molti di più di quanti ne raccolse nel 2008 la "Sinistra Arcobaleno" (1.124.298 voti). Con questo voglio dire che in realtà, a leggere i numeri, la coalizione di Centrosinistra ha fatto praticamente il pieno dei voti di sinistra, recuperando anche circa 450.000 voti alla proposta fuori dagli schieramenti e nonostante il calo dei votanti e nonostante che all'interno di RC vi fosse anche l'IDV.
E dove va ricercata la causa della migrazione dal PD di circa 3.500.000 voti rispetto a 5 anni prima? Questa è la domanda che i dirigenti del partito che ho votato si dovrebbero porre.
I numerosi scandali, l'assenza totale di relazione tra elettore ed eletto, l'autoreferenzialità di una classe dirigente che mentre chiede sacrifici ai cittadini non è in grado di chiederli a se stessa ha creato un solco difficilmente colmabile tra i partiti che hanno sostenuto il governo Monti e l'elettorato. Questo solco, poi, è ancora più marcato tra il PD ed il suo elettorato perché il partito non è stato in grado di rinnovarsi. In realtà, le primarie per i parlamentari hanno attutito l'urto ma sono state diluite, di fatto, dal cosiddetto "listino" dei nominati che, tra l'altro, in molti casi, non avevano alcun legame con i territori nei quali venivano candidati. 
La realtà, sempre secondo il mio modestissimo avviso, è che il PD, o per lo meno la classe dirigente che ha sostenuto Bersani alle ultime primarie e che ha diretto il partito in questa campagna elettorale, non è più in grado, per larga parte, di interpretare i mutamenti che sono intervenuti nella società italiana. La rabbia che sale da quanti, in questi mesi, hanno perso il lavoro e, peggio ancora, hanno perso totalmente la prospettiva del futuro, si è canalizzata in larga parte sul Movimento 5 Stelle. Sfido chiunque a dirmi quanti di quelli che hanno votato il Movimento 5 Stelle ne conoscevano il programma economico. Il voto dato è stato dettato dalla necessità di rinnovamento e contro quella classe dirigente percepita come autoreferenziale e privilegiata. 
Quindi, in questo momento il Partito Democratico avrebbe potuto interpretare a fondo il bisogno di rinnovamento, senza chiudersi a riccio nell'autotutela. Ma, a mio avviso, per interpretare questo rinnovamento il PD si dovrebbe aprire ed avere il coraggio di cambiare.
Ero iscritto ai Democratici di Sinistra, segretario di sezione in provincia di Caserta e componente della segreteria provinciale fino al 2007. Sono stato, prima ancora, nel 1995 tra i promotori dei Comitati Prodi in provincia di Caserta. Nel mio comune abbiamo costruito uno strettissimo legame tra i DS e la Margherita. Quindi, ero tra quelli più entusiasti della nascita del Partito Democratico, soggetto unico dell'area di "Centrosinistra senza trattino", però non sono mai stato iscritto al Partito Democratico. Non sono mai stato iscritto perché nel PD ho visto le stesse dinamiche interne ai DS, ma raddoppiate per la presenza degli ex Margherita. Il partito, invece di dimagrire, è ingrassato notevolmente aumentando il numero dei funzionari ed i costi di mantenimento. 
Poi è arrivata la proposta di Matteo Renzi per le primarie del Centrosinistra. A mio avviso, un'occasione persa. Voglio chiarire che io non mi definisco "renziano" perché per me i partiti personali, le identificazioni spinte, sono sinonimo di debolezza ideale sono da  paese "peronista". Tra l'altro, bisogna dare atto a Matteo Renzi di aver sempre parlato di "noi". Di un'idea di partito nuova, che sappia rinnovarsi negli uomini e nelle idee. Perché la società si evolve e, a mio avviso, non si possono interpretare i problemi del 3° millennio con i parametri del '900. Quella sfide che Matteo Renzi ha lanciato alla classe dirigente del partito ha rianimato me e tanti altri. Ho visto le tante battaglie che nei DS con tanti compagni abbiamo portato avanti senza tanto successo, da minoranza.
Non dimenticherò mai la discussione interna alla Direzione dei DS dopo la vittoria alle elezioni provinciali del Centrosinistra. Invece di discutere nel merito delle politiche e delle proposte che i DS volevano mettere in campo e portare nella nuova amministrazione provinciale, anche nel ricoprire ruoli assessoriali, si discuteva soltanto dei nomi, in gran parte senza alcuna competenza specifica e, spesso, già funzionari di partito. Com'è ovvio le elezioni provinciali successive il Centosinistra le ha miseramente perse.
Ecco, nel Partito Democratico, che può ambire ad essere un grande partito di massa, devono essere messi in atto meccanismi di ricambio automatico, forme di partecipazione nuove, merito e professionalità nei ruoli. Se accadrà questo, e lo si potrà fare solo attraverso un vero e radicale rinnovamento, il Partito Democratico potrà guidare l'Italia fuori da questa crisi e costruire un futuro più giusto per i tanti che oggi non hanno più speranza. 

1 commento:

  1. E' evidente che la causa della sconfitta nasce dallo sfratto dei cittadini dai luoghi della politica: la piazza, le sezioni, il web non interattivo; ancora oggi, nonostante la batosta pervenuta pure dalle regioni ritenute sicure, si conducono trattative in gran segreto, con la solita logica della politica di professione fine a se stessa. Si voleva coinvolgere M5s su proposte politiche condivisibili, ancorchè generiche, ma con il solito sistema; e coerentemente M5s si è sottratto a tale logica.
    Bersani e parte dei maggiorenti sta portando il PD al suicidio di massa. Eppure era sufficiente fare un passo alla volta per essere condivisi con almeno, parte di M5s, rivolgendosi al paese anzichè a Grillo; così come scrivevo qui:
    http://wp.me/p2oV1d-QK

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