domenica 31 marzo 2013

La mossa della colomba (elettorale)

In queste ore, nei giorni della Pasqua della cristianità, il nostro paese vive una delle peggiori crisi della storia recente. Una crisi profonda, economica e morale, che sta segnando la vita quotidiana di milioni di italiani.
Proprio in questo momento arrivano le elezioni che, per un sistema elettorale balordo nonché per la presenza di fattori di profonda inaffidabilità nel sistema politico, non consentono la determinazione di una chiara maggioranza di governo. 
In realtà, come correttamente detto da molti commentatori, non esistono sistemi elettorali, di tipo democratico, che, di per se, diano la certezza di una maggioranza parlamentare. La questione è parzialmente vera. Solo il sistema elettorale in vigore per l'elezione della Camera dei Deputati fornisce la certezza di una maggioranza. Basta un voto in più degli altri e si ha una maggioranza in parlamento del 55%. Purtroppo, il sistema elettorale del Senato della Repubblica di fatto non fornisce un'analoga certezza. Tanto più, come nel caso delle ultime elezioni, quando vi sono tre forze elettorali sostanzialmente equivalenti per consensi.
Anche il sistema elettorale utilizzato per i sindaci non garantisce di per se una maggioranza. Il premio per garantire la governabilità, infatti, viene assegnato se la coalizione vincente supera il 40% o se, pur non superandolo, nessuna delle altre coalizioni supera il 40%. Appare evidente come dal punto di vista della tenuta democratica del sistema avere il 55% dei seggi in Parlamento con circa il 30% dei voti non è un elemento di democrazia. Lo dimostrano le storie dell'avvento delle dittature nell'Europa del secolo scorso. Sistemi democratici in crisi, consensi frammentati, associati a sistemi elettorali con forti premi di maggioranza, hanno generato la nascita delle dittature.
Si continua ad affermare, giustamente, che anche in altri paesi, come recentemente avvenuto in Germania (che ha un sistema elettorale proporzionale con sbarramento), non essendo uscito dalla elezioni un parlamento con una maggioranza politica chiara (come in Italia), le principali forze politiche si sono associate in una "Grosse Koalition" per governare. Quel governo, tra l'altro, è durato un'intera legislatura. Questo, però, presupporrebbe che tutte le forze politiche in campo abbiano una condivisione dei valori costituzionali e morali. Appare evidente che in Italia vi sia un fattore di destabilizzazione ed inaffidabilità invalicabile. Tanto più alla luce dell'esperienza del governo Monti, con il PDL berlusconiano non vi è alcuna possibile corresponsabilità di governo. Sarebbe l'ennesimo tentativo fallimentare. Procrastineremmo l'approvazione delle riforme di cui necessita l'Italia per restituirle, finalmente, la credibilità internazionale e la fiducia interna che meriterebbe. In caso contrario si farebbe un regalo gigantesco all'unica forza anti-sistema presente nel panorama politico italiano. Una forza che, come dimostrano le farneticazioni del suo Guru, non è in grado di governare le sfide del nostro tempo.
Per questo la mossa di Napolitano, che è apparsa a tutti inizialmente intelligente, risulta meno efficace alla luce delle dichiarazioni degli esponenti del M5S. Invero, la presenza di Quagliariello da un lato e, per fattori molto diversi, Violante dall'altro, non garantiscono, di fatto, una risposta alle richieste di cambiamento che giungono dalla lettura del risultato elettorale. Ciò non di meno bisognerà verificare tre cose: le proposte, necessariamente di mediazione, che usciranno dai tavoli; l'effettiva posizione del M5S rispetto a quelle eventuali proposte; il tempo che utilizzeranno per formulare un pacchetto di proposte condivise/condivisibili. Perché, se è vero che la scelta di Napolitano sia stata dettata dall'indisponibilità, tra le sue facoltà, di sciogliere il parlamento, è altresì vero che la proposta dei Saggi, per essere efficace, dovrà arrivare entro il 15 aprile, data nella quale inizieranno le votazioni per il nuovo Capo dello Stato. Questo, perché, la partita di Berlusconi e del suo Centrodestra si gioca tutta sull'elezione del Presidente della Repubblica. Se si perderà tempo il Centrodestra berlusconiano si sfilerà dal tavolo lasciando nuovamente al Centrosinitra la responsabilità di aver contribuito all'ennesimo tavolo "inciucista" dal quale non poteva uscire nulla di buono. Per questo il Movimento 5 Stelle si è già sfilato, pur avendo fatto a Napolitano il nome di Giovannini.
Ed ecco perché ritengo che, oramai naufragato il tentativo Bersani, appare evidente che il Centrosinistra deve e può dare un segnale importante: fare la mossa della Colomba. Offrire, in segno di pace, una Colomba pasquale al paese.
Alla Camera dei Deputati il Centrosinistra è dotato di una maggioranza in grado di fare qualunque cosa anche in autonomia. Approvi velocemente una riforma elettorale sul modello del doppio turno di collegio alla francese. Una volta approvata la riforma elettorale, questa passi al Senato della Repubblica. In quella sede, dove non vi è una maggioranza, le altre forze saranno costrette a discutere di una proposta di riforma elettorale concreta. Con questo il Centrosinistra dimostrerebbe che quando ha i numeri in Parlamento fa le riforme. Saranno gli altri, eventualmente, a dover dire di no. Oppure, comunque, si partirà da quella base di discussione. 
Perché non provare a sparigliare il tavolo e legare la discussione ad una proposta concreta sulla quale, almeno in un ramo del parlamento, vi sia una maggioranza chiara?
Dopo la mossa del Cavallo per l'elezione dei presidenti delle Camere e la mossa della coerenza con l'incarico a Bersani (avrei preferito un'altra mossa del cavallo anche per il Premier), proviamo a fare la mossa della Colomba sulla riforma elettorale e vediamo gli altri che fanno. Sarebbe, in ogni caso, un ottimo cavallo di battaglia per le probabili  prossime elezioni.

1 commento:

  1. In realtà la colomba l'ha messa a disposizione Napolitano. Grandi temi costituzionali ed economici ai 2 gruppi di esperti. Al parlamento che può e deve ora funzionare sta al PD con le condizioni e posizioni da te citate, proporre: costi della politica, riforma elettorale e ossigeno monetario all'economia e ai consumatori.

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