domenica 21 aprile 2013

Il mio commento alle parole di Civati http://www.ciwati.it/2013/04/21/quelli-di-sinistra-che-odiano-la-sinistra/#comment-214087


Condivido molto delle tue parole. Soprattutto l’appello a restare dentro per cambiare questo partito. Ma ritengo che la colpa non è solo e soltanto di “quelli-di-sinistra-che-odiano-la-sinistra” ma di una classe dirigente che non è più in grado di interpretare non solo il paese e la nuova società ma soprattutto l’elettorato del partito. Un elettorato che, in verità, è molto variegato e va, o dovrebbe andare, oltre la sola sinistra.
E’ stato lo spirito di conservazione di quel gruppo dirigente che alle primarie ha sostenuto Bersani a decidere la composizione della rosa di nomi da sottoporre alle altre forze politiche. Era la rosa ad essere inadeguata, a non garantire l’unità del partito. Il PD si sarebbe frantumato anche se la scelta di Berlusconi fosse caduta su un nome diverso da Marini ma rientrante nella rosa proposta. Quindi è stato sbagliato il criterio di scelta di quei nomi. La rosa, a mio avviso, doveva essere costruita interpretando lo spirito alto del Partito Democratico più che vedere rappresentati i vari capibastone del “Patto di Sindacato” tra ex Comunisti ed ex Democristiani. La rosa doveva essere ideata in modo da rappresentare una proposta al rialzo da offrire a tutti i gruppi presenti in parlamento e non solo al Centrodestra. L’altro errore, quindi, è stata la scelta dell’interlocutore preferenziale. Una scelta diametralmente opposta a quella portata avanti nella formazione del governo del cambiamento e, quindi, incomprensibile per l’elettorato. Anche se io penso che il Movimento 5 Stelle non abbia alcun interesse ad accordi ma il suo scopo principale è quello di abbattere i partiti esistenti con preferenza per il Partito Democratico. Da qui la candidatura di Rodotà in grado di parlare più all’elettorato del PD che alla sua classe dirigente. In questo hanno usato Rodotà (che si è prestato e glene faccio una colpa) come “piede di porco” per divaricare i parlamentari del PD dal loro elettorato.
Bisognava proporre una rosa diversa. Che comprendesse nessuno dei nomi fatti a Berlusconi. Doveva, invero, contenere, ad esempio, i nomi di Prodi, Rodotà, Bonino, Zagrebelsky. Doveva contenere figure che da un lato parlavano al mondo dei 5 Stelle ed all’elettorato del PD, dimostrando la volontà di perseguire il cambiamento di cui parlato da giorno delle elezioni in poi, dall’altro costringessero il PDL a fare una scelta o verso il meno peggio per loro tra quei nomi o verso le barricate. A quel punto si sarebbe potuto votare anche Rodotà. Qualunque di quei nomi avrebbe rappresentato, quand’anche ci fosse stato il sostegno del PDL, una scelta al rialzo come fece Veltroni per l’elezione di Ciampi.
Poi, il vero peccato originale di questa fase è stato forzare con il voto a Marini nonostante il partito al Capranica si fosse mostrato profondamente spaccato e tutti gli alleati del PD, da Sel al Centro Democratico passando per i Socialisti, non erano d’accordo. Quel voto forzato ha spinto al sostanziale liberi tutti che ha portato al sacrificio di Romano Prodi. Un dispetto fatto a noi elettori più che a una corrente o ad un leader specifico.
Ora, però, bisogna ricostruire partendo dal basso e da voi “giovani”, anche se è un termine che non mi piace, preferirei quelli che non sono ne ex Comunisti ne ex Democristiani. In poche parole la nuova classe dirigente del Partito. Incontratevi e superate le divisioni personali. Recuperate lo spirito unitario quello, ad esempio, che animava i Comitati per l’Ulivo. Ripartiamo da lì. Superiamo la fusione a freddo. Incontratevi tu, Renzi, Orfini, Moretti, ecc. e costruite una piattaforma comune lanciando l’idea unitaria di ricostruire il Partito Democratico. Lanciate una campagna di adesioni per la rivoluzione di cui parli nel Post. Un patto generazionale è l’unica salvezza. Poi potrete dividervi sulle idee ma dovete restare uniti sui valori, sull’identità. Sarò tra i primi aderenti. Anzi nel mio piccolo, con la mia piccolissima rete, lancerò una limitata campagna di adesione ai “Comitati spontanei per il nuovo Partito Democratico”.
Scusami per la lunghezza del commento ma sono tuo coetaneo e vedo in te ed in alcuni altri il futuro del partito che sogno da due decenni e a cui non ho potuto aderire ancora.
Grazie

1 commento:

  1. Secondo me manca un elemento nella tua analisi che copre un pezzo di storia degli ultimi 3-4 anni:la segreteria Bersani (2009) non ha mai avuto una linea politica, un programma di governo; prova ne è che dopo 3 anni di disastri annunciati in anticipo,dallo stesso Bersani del governo Berlusconi (2008), il PD non era pronto a formare un governo, per cui Napolitano è stato costretto a nominare Monti.(2011).
    2010-2011 Leopolda 1° e 2°: finisce che Matteo Renzi elabora linea politica e programma di governo e sfida il partito tutto e il sistema politico tutto. Nel partito tutti si mettono contro Renzi e la base attiva e militante del partito, compresi Civati e Serracchiani, legittimando così la mobilitazione assurda dell'apparato vissuto fino ad allora sul nullo politico e sul finanziamento pubblico.Perciò auto sufficiente economicamente; dimenticandosi che l'autofinanziamento del partito (stile PCI) significava partecipazione attiva ed emotiva della base e non solo della base. la battaglia contro Renzi è stata la battaglia contro tutto questo: partito vivo, partecipato,partecipante delle emozioni e delle passioni, linea politica e programma di partito condivisibile dalla società italiana.
    Il collante del partito è il suo progetto per la società; al momento l'unico architetto della polis è Matteo Renzi. Il confronto deve avvenire su questo. Il resto sono sogni belli ma inutili, se non son chiacchere. :)

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